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BLACKOUT IN SPAGNA: LE CONSIDERAZIONI DELL’ASSOCIAZIONE

Enorme è stato il risalto mediatico del noto blackout avvenuto recentemente in Spagna. Assoidroelettrica prima di esprimersi ha cercato di comprendere al meglio le cause.
Di seguito il parere del Direttore Taglioli.


Sarà difficile comprendere con certezza cosa abbia realmente messo al buio un’area così vasta per così tante ore. Di certo problemi sulla rete di alta tensione hanno poi fatto in cascata sganciare numerosi impianti da fonti rinnovabili e fatto andare in emergenza diverse centrali nucleari. E’ inconfutabile il fatto che poi gli impianti alimentati da fonti rinnovabili siano rientrati in esercizio molto più facilmente e prima rispetto a quelli nucleari. Le analisi svolte da Greenpeace e da altri enti hanno infatti portato alla luce come le fonti rinnovabili siano ritornate operative con oltre il 90% dell’elettricità già alle 17.00 dello stesso giorno, cioè ad appena 4,5 ore circa dall’inizio di un evento che ha messo in ginocchio la rete elettrica di un’intera nazione. In opposizione alla rapidità delle rinnovabili, le centrali nucleari presenti sul territorio hanno richiesto molte più ore, in alcuni casi più di un giorno, per tornare operative, rallentando così di fatto la ripresa della rete.
Viene di conseguenza da sottolineare come le stesse caratteristiche tecnico-operative che rendono l’energia nucleare una fonte stabile, la rendano anche una fonte rigida, non in grado di rispondere tempestivamente a situazioni di emergenza. Gli impianti nucleari in Spagna rappresentano circa il 20% della domanda elettrica con una capacità netta totale di 7.117 MW e una produzione annua tra circa 50.000 e 60.000 GWh.
La ripresa dopo il loro spegnimento a causa del blackout ci ha aperto gli occhi sulla lentezza del loro operato di rimessa in funzione. Quando infatti la generazione elettrica è tornata a diffondersi in tutta la penisola, le fonti rinnovabili generavano già ampi quantitativi di energia elettrica mentre le fonti nucleari erano ancora in fase di recupero della loro piena potenza, costringendo la Spagna all’attesa.


A mio avviso questo episodio, per quanto eclatante, non deve essere visto solamente in chiave negativa: dobbiamo considerarlo come un prezioso spunto dal quale trarre insegnamento al fine di scongiurare il replicarsi di simili eventi.


In molti mi hanno chiesto se il nostro Paese sia soggetto a simili fenomeni: la mia risposta credo sia rassicurante. L’Italia ha un sistema elettrico ben diverso, maggiori sono i sistemi di accumulo in buona parte derivanti dai bacini idroelettrici e numerose quanto efficienti sono le centrali a turbo-gas. L’interconnessione delle reti è indubbiamente un aspetto sempre più chiave, potenziare le reti laddove sono più precarie è assai importante. Favorire l’istallazione i nuovi sistemi di accumulo, di varie tecnologie, è altrettanto strategico.
Ritengo strumentale e destituito da ogni fondamento un attacco frontale alle rinnovabili. A mio avviso il ruolo delle fonti pulite è strategico, come lo è quello degli impianti turbo-gas ed a ciclo combinato dai quali ancora non si può prescindere. Un bilanciato mix di green e gas rappresenta a mio avviso la strada da seguire per garantire un futuro solido e competitivo all’energia elettrica nei prossimi decenni su tutto il territorio nazionale.
Gli impianti a gas sono affidabili, i meno inquinanti tra le fonti convenzionali e riescono a garantire una flessibilità amplissima. Per i meno addetti ai lavori basti pensare che il motore primario di questi impianti è simile a quello di un aereo, immaginiamo come alla pari di quello di un caccia intercettore, pronto a difendere in pochissimi minuti lo spazio aereo nazionale, quello di un ciclo combinato possa in pochi minuti dare stabilità alla rete elettrica. Ad efficientare il sistema avrà un ruolo sempre più di rilievo l’intelligenza artificiale, aspetto per nulla trascurabile. Fra il 2030 e il 2035 diversi di questi impianti necessiterà di interventi di revamping. Ritengo importante che il legislatore ponga in essere quegli strumenti tali da poter agevolare le imprese investitrici nel mantenimento alla piena efficienza di questi siti produttivi, mentre credo sia altrettanto corretto che nel contempo, senza indugio, si proceda nel realizzare tutti quegli impianti rinnovabili che rappresentano un tassello importante sia nella tutela ambientale che nel perseguimento della maggior indipendenza energetica possibile della penisola.
Parecchie sono infatti le risorse naturali dello stivale, valorizzarle significa mettere a riparo il tessuto produttivo del Paese da eventuali, nuove, future crisi energetiche.


Concludo appellandomi alle Istituzioni affinché possano essere smorzati quei toni polemici – oserei dire addirittura di procurato allarme – che nuocciono non solo alle rinnovabili ma allo sviluppo sostenibile e quindi alle generazioni future. La strada intrapresa di sviluppo delle rinnovabili è quella giusta e auspico sia perseguita con sempre rinnovato impegno, ma ha ancora bisogno di tempo e serve ancora fare tesoro del gas, ottimizzando sempre di più la rete.